Giardino di Betania, 29 Luglio 2021
Memoria dei Santi Maria, Marta e Lazzaro
È prima dell’alba in questo luogo di silenzio.
Potrebbe essere in tanti altri luoghi, basta che sia “dedicato”.
Dedicato significa sottratto a schemi rigidi di utilità e commercio e anche alla futilità del mondo che passa, per far spazio a favore della vita.
Allora vi possono abitare ogni persona senza distinzioni e anche ogni essere vivente e anche la bellezza e anche il silenzio. Perché il silenzio
non è assenza di suoni, ma ascolto dell’armonia e presenza della “cura”, che parla di per sé.
Questo luogo vorrebbe essere così e in questa mattina, prima dell’alba, è così.
Le foglie d’argento degli ulivi si cullano dolcemente alla brezza leggera, l’erba e le viti stillano ancora la rugiada della notte.
È come un giardino, perché il giardino è il luogo della cura e dell’amore e della vita e della bellezza nel loro splendore. Il giardino è un luogo “dedicato”, per questo c’è un crocifisso all’entrata e intorno fiori, a dire la presenza di Colui che ospita ed è ospitato nello stesso tempo, Colui che ha portato la dedizione d’amore all’estremo dell’eternità. Dal prato vicino al Crocifisso, si vede bene il “paesaggio” del luogo, quell’intreccio armonico e secolare di terra, cielo, piante, animali, essere umano e del suo abitare, lavorare, pregare, festeggiare. Lo sguardo lo può percorrere come fosse un anfiteatro, per cogliere l’alleanza tra il cielo e la terra nella geometria dei campi, nell’uliveto e vigneto, nel campanile che svetta portando il segno del Salvatore e il respiro si allarga, l’anima esulta riconoscente.
Deve essere un giorno speciale perché vicino al Crocifisso ci sono due artisti che suonano: un flauto e una chitarra, mani e fiato che espandono l’armonia dell’universo. Infatti è poco dire che suonano: essi interpretano i suoni con grazia inaudita, appoggiandoli nell’aria e regalandoli alle persone e al mondo. Per dono d’amore puro.
È un nutrimento profondo che pervade lo spirito e il corpo. Le persone sono entrate piano, si sono sedute e partecipano con ascolto intenso, immerse nella sinergia tra suono, luce, paesaggio, presenza e voce. Sì, perché c’è qualcuno che proclama con arte pensieri condivisi da chi ha fatto sue parole eterne, come quelle dei Vangeli e le rilancia ai cuori: che di nuovo credano, sperino, gioiscano, si aprano all’amore della vita.
Man mano che la musica e la voce si spandono, la luce dell’alba si fa più chiara e raggiante, la foschia si dirada e là, dal suo luogo fissato nel
cielo, i primi raggi indorano la terra e poi sorge, maestoso, il sole.
Nasce nell’intimo una riconoscenza stupita per tutto ciò in cui si è immersi: per gli artisti che hanno dedicato vita e studio alla musica, per chi ha scritto e proclamato parole soavi, per la creazione intorno, per il lavoro di chi ha creato il giardino, per le persone che condividono, per chi ha preparato il nutrimento così buono del mattino, per la nostra vita, per…
È un giorno dedicato a Maria, Marta e Lazzaro, che a Betania, nella loro casa, si sono fatti ospiti e amici di Colui che dona e salva ogni vita.
In questa ospitalità ci hanno testimoniato che è possibile, proprio quaggiù, sulla terra, ricreare quel giardino in cui Dio abita con noi e passeggia alla brezza dell’alba, in cui l’amore sconfigge la morte per sempre. Perché la vita è di più di ciò che viviamo e che sembra sfuggirci come sabbia tra le dita. La vita ha un senso eterno che va oltre le apparenze e che ci è donato ogni volta che ci mettiamo in ascolto, in ricerca, in contemplazione, in supplica, col cuore aperto alla novità.
Perchè questo di più è nuovo ogni volta a seconda del nostro tempo e ci fa nuovi ogni volta per rilanciare il dono a chi non lo sa o non lo
aspetta più, a chi ha rinunciato a sperare.
La vita è di più dei nostri anni, di più dei nostri sbagli, dei nostri ruoli, di più dei dolori, delle malattie e persino della morte, perché
il giorno, nel giardino di Betania, si affaccia sull’eternità.
Lo abbiamo sperimentato in quest’alba così speciale: ciascuno di noi può rinascere nuovo e splendente come il giorno che sorge, come un
dono tutto da scoprire e può essere certo che gli sarà dato il di più del cielo che viene.
Annamaria Fulloni