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Comunicare con i disabili

“È possibile non comunicare?” La risposta più immediata, condivisa, è che non si può non comunicare. Anzi… è impossibile non comunicare.  Perché? L’uomo è un essere comunicativo, dialogante.

Afferma Paul Watzlawick (padre della moderna comunicazione) che l’intero comportamento umano, è, anche, comunicazione e poiché non è possibile non avere dei comportamenti, ne consegue che non si può non comunicare.
Agire o non agire, la parola o il silenzio, hanno sempre un carattere comunicativo.
Secondo la rivelazione biblica, lo Spirito santo è la libera volontà di Dio di comunicare e trovare comunione con gli uomini (E. Bianchi). Questo induce a pensare alla comunicazione come un “dono”, da accogliere e rendere comune agli altri.
Il cristiano, in particolare, deve sentirsi chiamato a questo impegno. Un incontro traccia segni di comunicazione e fa nascere una relazione.
La qualità delle relazioni dipende dalla qualità della comunicazione. La nostra stessa personale identità si basa su tutti gli scambi di parole e azioni che abbiamo con gli altri.
Ogni giorno, ogni momento comunichiamo: possiamo adottare e adattare modi di comunicare, diversi tra loro, secondo il contesto e le persone con le quali ci troviamo.
E per i disabili

Ogni disabile è sempre in grado di comunicare qualcosa attraverso modalità di interlocuzione alternativa: spetta a noi (famigliari, operatori, amici) apprendere le conoscenze necessarie per capire e far percepire che è compreso. La persona con deficit è principalmente una persona, che esprime in modo proprio le sensazioni, i sentimenti, le esperienze che vive. Dal decalogo degli accorgimenti sulla comunicazione con i disabili, emergono indicazioni importanti, quali la necessità di: 

  • parlare direttamente (in rapporto alla sua età);
  • dare sempre la possibilità di esprimersi (è anche un diritto!);
  • comprendere cosa poter fare e dire o non fare e non dire;
  • mettersi dalla sua parte per capire il modo migliore di interloquire.

Non è nemmeno possibile educare se non c’è comunicazione.

Il Centro Diurno Betania offre una particolare attenzione alla comunicazione.
Nelle persone del centro diurno Betania si riconosce e si stimola l’attuazione di competenze linguistiche preliminari, da loro stesse concretizzate in gesti, movimenti, posture, modi di occupare lo spazio, espressioni del volto, variazioni vocali, inflessioni di parole…  (es.: quante ricercate strette di mano, carezze, sguardi, baci, abbracci spalancati, risate incontenibili, bisbigli…).
Ogni comportamento è un messaggio che chiede anche risposte. La programmazione di articolate attività, ha proprio l’obiettivo di rafforzare la comunicazione nella relazione, attraverso strategie verbali e non verbali. Oltre alle tecniche specifiche, agli strumenti, agli ausilii, sono importanti la crescita e il modo di vivere le relazioni.
Con alcuni, la comunicazione verbale si concretizza anche sulla base di personali aspettative. Es.: la richiesta di un colloquio e la nascita di un dialogo si fondano sul desiderio di comprensione, sulla trasmissione di emozioni, di gioie ma anche di tristezze, di insoddisfazioni che vivono nella quotidianità. Non è forse inutile dire che la comunicazione è un impegno reciproco.
Afferma V. Paglia che il colloquio è un’arte spirituale di comunicazione. E ancora (da A.  Levi): il dialogo dà conforto, ma è ben di più.  È la strada della vita e dell’esistenza; è il terreno solido sul quale deve incamminarsi la convivenza umana.

Ernestina Bertani